Il restauro del Novachord

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Il possedere un Novachord fu il mio sogno fin da quando ne fui a conoscenza, per il grandissimo significato storico dello strumento. Ma far funzionare un Novachord è estremamente più difficile che far funzionare un Organo Hammond. Quest'ultimo ha raramente problemi di tipo serio e se è stato correttamente usato e lubrificato; quasi sempre funziona bene nonostante gli anni, con pochi interventi di assistenza. Il Novachord invece si rivelò fin da subito pieno di problemi per via del fatto che i condensatori dell'epoca erano veramente poco affidabili; questi infatti in un amplificatore possono essere anche leggermente alterati senza bloccare il funzionamento dell'apparecchio, ma nei divisori di frequenza monotriodo per onde a dente di sega, devono avere un valore assolutamente preciso. Figuriamoci che in un Novachord ci sono circa un centinaio di diversi valori di condensatori impiegati, per un totale di più di 700 condensatori. Fu così che la sua eccellenza nel suono -per l'uso dei segnali a dente di sega e dei particolari divisori di frequenza- fu, a causa dei condensatori, il suo punto debole.

Inoltre quando entrai in possesso del mio Novachord mi ritrovai con il primo problema da risolvere: avrei dovuto cambiare tutti i componenti passivi ed in tutto il mondo non si potevano trovare altre documentazioni che non fossero gli schemi distribuiti ai tecnici dell'epoca. Questi però mancano della precisa disposizione dei valori dei componenti stadio per stadio, ci sono solo schemi e riferimenti generici.

Il primo grande lavoro fu il rilevare il numero di denominazione di ciascun condensatore usato, a cui corrisponde in una tabella originale, il valore di capacità elettrica. Per questo fu molto utile l'uso dei fogli di calcolo del computer, così sono ad oggi l'unico ad avere queste tavole disponibili oltre ad alcuni amici appassionati Americani ed Italiani ai quali le ho date.

Una grande particolarità dei Novachord è poi che, visto l'enorme numero di componenti elettronici necessari per il funzionamento delle 146 valvole del suo generatore, la morfologia di quest'ultimo è profondamente caratterizzata da alcune soluzioni costruttive assolutamente inedite, per l'epoca ma anche per le epoche successive. Nessun apparecchio al mondo contava in totale 165 valvole elettroniche, perciò è chiaro che il caso si discostasse parecchio dalla tecnologia delle radio dell'epoca; ma i tubi usati erano se non gli stessi, almeno di forma simile, perciò molto grandi; neanche uno studio di trasmissione radiofonica broadcasting aveva bisogno di apparecchi con tante valvole, e tutte in poco spazio.

E' per questo motivo che la costruzione complessiva del generatore del Novachord è come una specie di enorme circuito integrato ibrido a componenti separati, le valvole sono quasi tutte avvolte da componenti sopra e sotto, tutto è facilmente accessibile, ma praticamente tutti i componenti sono solidamente bloccati al telaio ad opera di circa 300 gaffe metalliche doppio o triplo posto, avvitate individualmente; l'isolamento dei terminali dei fili -che all'epoca di solito avveniva nei punti critici con semplici tubetti sterling- è garantito solo dalla rigidezza dei fili nudi mantenuti in aria dai componenti stessi. Il tutto in un meticoloso ordine per colonne e traverse a seconda del canale delle ottave e delle note. Un lavoro enorme per la costruzione, ma anche e sopratutto per la riparazione con componenti nuovi.

Nell'ormai famoso sito Novachord Restoration Project di Phil Cirocco, si evidenzia la rimessa a nuovo di un Novachord trovato in pessime condizioni e riportato alla condizione di perfetto funzionamento tramite la sostituzione di tutte le resistenze e condensatori, ma si capisce bene quale lavoro di modifica meccanica sia stato indispensabile per utilizzare direttamente i componenti in commercio oggi.

Nel mio restauro non ho voluto assolutamente rinunciare ne ad un perfetto funzionamento garantito nel tempo, ne alla disposizione originale dei componenti, perchè credo che questa sia troppo importante e significativa per non tenerne conto in un restauro. Tanto più che lo strumento che ho trovato io era talmente ben conservato che sarebbe stato un vero peccato modificarlo. Così ho pensato: -e se io trovassi tutti i componenti originali e nuovi al tempo stesso? Sarebbe facilissimo montarli e molto più veloce il lavoro. Si, peccato che non è possibile, le resistenze oggi in commercio da circa 2 Watt sono molto simili a quelle usate all'epoca nel Novachord, ma i condensatori? Bene ed allora li facciamo...

Prima ho cercato quali potevano essere i semilavorati in commercio per la costruzione degli involucri, ma poi ho capito che sarebbe stato un lavoro enorme ed inutile, meglio era smontare i condensatori originali. Detto fatto, solo un anno di lavoro nei ritagli di tempo libero. Prima ho costruito un'apposita pinza per aprire gli orli ribaditi, modificando un vecchio attrezzo del nonno; poi ho cominciato l'enorme lavoro di apertura e svuotamento a caldo dei tubetti metallici che in origine erano il corpo del condensatore. Dentro ho sistemato i nuovi condensatori accoppiati per avere il giusto valore di capacità caso per caso, e dopo ho richiuso tramite ribaditura al tornio. Non voglio spacciare i miei condensatori ricostruiti per gli originali a carta e cera, sono originali solo gli involucri, perciò li ho corredati di un'etichetta con il numero, il valore di capacità ed il marchio della ditta.

L'unico condensatore originale è il singolare stabilizzatore della tensione anodica dei circuiti di controllo, da 4µF, risultato in seguito a misura perfetto al 100% sia come capacità da 0 di tolleranza, sia come isolamento, assoluto. Questo infatti è un condensatore diverso dagli altri, a carta ed olio policlorobifenile (oggi non più usato perchè tossico), ancora perfettamente sigillato, senza alcuna perdita di sostanze chimiche e perciò perfettamente sicuro, sarebbe un danno ambientale notevole se venisse distrutto. Io l'ho riverniciato con altre vernici protettive ed ora è li a fare come sempre il suo lavoro; credo di poter affermare che se dopo 70 anni è come uscito dalla fabbrica, io non sarò presente a constatarne l'inefficienza in futuro.

Altra sorte hanno avuto invece gli altri due condensatori multipli presenti sul canale del preamplificatore, affogati nel catrame, con il tempo scioltosi come sempre avviene in questi condensatori nei Novachord; li ho rifatti anch'essi con dei nuovi poliestere nel vecchio involucro.

Sono occorsi 3 anni di duro lavoro per fare il tutto, ed ora mi appresto alla conclusione che porterà il mio Novachord numero di serie 82 ad essere l'unico Novachord restaurato al mondo, il secondo rimesso a nuovo e comunque uno dei 2 o 3 a funzionare bene.

Qualche aneddoto sul Novachord N.82: fu in origine aquistato per dotare la Town-Hall di una piccola cittadina dell'Oklahoma, Enid, dove gli abitanti fecero i soldi con il petrolio e dove fu suonato sempre e solo da una signora che ad un certo punto della sua vita si ritirò. Visto che non c'era nessuno che sapesse come si usa, dopo un po' di tempo e forse a seguito di un cambiamento nelle sorti della Town-Hall, gli addetti recapitarono lo strumento a casa della signora come regalo ed ella continuò a curarlo finchè visse.

Fu poi venduto dagli eredi circa cinque anni fa al mio amico Bill che aveva dapprima l'intenzione di restaurarlo, ma poi rendendosi conto del fatto che non ne avrebbe avuto il tempo decise di venderlo, e lo comprai io.

Sarebbe bello organizzare un evento per portare il pubblico alla conoscenza di questa invenzione, quasi sconosciuta e tenuta in un angolo dalla Hammond stessa che aveva quasi una ritrosia a parlare di questa sua esperienza poco remunerativa.